Arrivano i napuli!

Arrivano i napuli!

Erano i primi anni ’60. Ho ancora il ricordo di me bambino che scendo eccitato in cortile, quello della casa nuova, appena abitata, corro verso gli altri bambini che in un angolo giocano a figurine, ma uno  grida: “arrivano i napuli!” e scompaiono tutti, rintanati nelle loro case piemontesi.

Oggi è più grave, sono i leader politici ad urlare feroci: “rispediamoli a casa!”

L’Italia agli Italiani.

Questa Italia di italiani che lucrano sui contributi europei per l’accoglienza dei profughi, utilizzandone le “briciole” per gestirla e la “polpa” per arricchirsi.

Questa Italia di italiani che fanno raccogliere ai negri i pomodori, per un panino al giorno, due euro all’ora e frustate alla bisogna.

Questa Italia di italiani che l’hanno rovinata, l’hanno spinta alla barbarie culturale, consegnandola a cosche mafiose, a politici corrotti, a criminali d’ogni genere e risma, tutti italiani.

Questa Italia di italiani che ne hanno “le scatole piene di avere negri sotto casa che spacciano, che usano il tuo cancello come vespasiano e il marciapiede come cacatoio, che si contendono il territorio a colpi di scimitarra, le loro donne pestate di notte per strada, che urlano e a nulla serve chiamare la pula perché poi parli con il poliziotto che ti dice che più di tanto non si può fare” (cit. tratta da un’amicizia face book).

In questa Italia ci sono italiani che possono fare meglio?

Ci sono italiani che possono rendersi conto di quanto il problema sia una strategia di (dis)organizzazione sociale, politica, culturale, economica, portata avanti di proposito per permettere ad una minoranza di privilegiati di stare sempre meglio e chi se ne frega se questo vuol dire che tutti gli altri stanno peggio, sempre di più?

Come si fa ad essere così ciechi, sordi e offuscati mentalmente da non rendersi conto che se usassimo le risorse economiche produttive di cui disponiamo, per costruire e gestire un’organizzazione sociale in grado di offrire a tutti (migranti compresi) condizioni d’esistenza rispettabili, poi non sarebbe più possibile, a chi sta sfruttando l’attuale situazione, continuare a farlo?

Più facile credere che tali risorse non ci siano e che la loro penuria sia aggravata dall’invasione dei migranti!

Così ce la prendiamo con loro (i poveri migranti che stanno peggio di noi), abbiamo un nemico da combattere, un “capro espiatorio” che riequilibra il nostro disagio psicologico, mentre chi ci sta manipolando si fa beatamente i propri porci comodi.

Più facile farsi abbagliare dai “migranti che vengono in Italia a delinquere e a dominarci”; più semplice vederli come il nostro problema prioritario alla cui soluzione dedicarci per ottenere finalmente il nostro benessere!

Impossibile rendersi conto che i “migranti che vengono in Italia a delinquere e a dominarci” non sono la “causa” dei nostri problemi, sono gli “effetti” di dinamiche storico-sociali debitamente sfruttate da politici e  progetti politici che vogliono tenerci in questa situazione?

Sono “effetti” che non saranno mai debellati, perché utili a chi di dovere, sfruttati per aizzare masse di persone manipolabili ad urlare contro questi “effetti”, distraendole, così, dalle vere “cause”.

Impossibile rendersi conto che ogni volta che ci uniamo ai cori di chi, facendo di tutta un’erba un fascio, urla contro i “migranti che vengono in Italia a delinquere e a dominarci”, diamo il nostro contributo al perpetuarsi di questo stato?

Come possiamo noi italiani, che il fascismo l’abbiamo già avuto, non accorgerci che sta ritornando?

Come possiamo continuare a prendercela con gli “effetti” del disagio sociale, culturale, economico e politico che stiamo vivendo, invece di ricercarne le cause e rimuoverle?

Come facciamo a dare così tanto credito a personaggi rozzi e volgari come quelli che hanno assunto e stanno assumendo la leadership politica e (ahimè!) culturale di questo nostro paese?

Come facciamo a non vedere che quello che sta accadendo, se non verrà ripensato e riorganizzato, favorirà il predominio generale di simili figuri, in ogni meandro della nostra vita sociale?

La mia risposta è che molto dipende dallo stato di generale inconsapevolezza emotiva e morale in cui siamo precipitati.

Nel mio piccolo, con la mia attività di counselor, di formatore e di comunicatore, mi impegno a risollevarla, almeno con le persone con cui lavoro e mi  relaziono.

Se vuoi unirti, contattami.

Domenico Nigro

Direttore didattico scuola IN Counseling Torino – Lo Specchio Magico.

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