REPORTAGE N.1, 17-18 febbraio 2018.

REPORTAGE N.1, 17-18 febbraio 2018, Alfabetizzazione Emotiva.

“Ho fatto un patto sai

con le mie emozioni,

le lascio vivere

e loro non mi fanno fuori”

(Vasco Rossi)

Dieci donne lavorano sulla propria alfabetizzazione emotiva, in un weekend di formazione IN Counseling.

Inizia un lavoro esperienziale che le porta a riconoscere in sé e nell’altro le emozioni e le loro varie sfumature.

Il laboratorio è un percorso di consapevolezza che si sviluppa principalmente nel piano del sentire e del fare. Il piano cognitivo viene contattato in un secondo momento, attraverso un lavoro di rappresentazione.

Viene così favorita l’integrazione tra i tre piani (sentire-fare-pensare) e una nuova conoscenza applicata alle emozioni.

Si inizia accogliendo, nella diade,  il  racconto della propria compagna come un regalo di un proprio vissuto importante e si percepiscono le proprie sensazioni che verranno poi restituite senza giudizio e interpretazione.

Nel processo che si attiva, ognuna lavora sulla propria emozione emergente.

Si invitano le partecipanti a stare nel “qui ed ora” per consentire a ciò che c’è in figura di emergere.

L’attenzione è portata alle varie parti del corpo, il respiro è profondo, i sensi guidano la consapevolezza dello stato emotivo del momento.

Questo viene visualizzato e  proiettato all’esterno per mezzo dell’utilizzo di materiale non strutturato che è messo a disposizione del gruppo: cosa vedo nell’altro? E cosa gli altri vedono in me?

Stare in ascolto vuol dire non soffermarsi ad una superficiale considerazione, ma entrare in contatto partendo da come stiamo noi di fronte alle varie raffigurazioni.

Una delle competenze del counselor è il “saper ascoltare” che  si realizza attraverso l’accoglienza e la restituzione.

La predisposizione del counselor è quella di mettersi in ascolto dell’altro, delle sue parole e del suo stato emotivo.

Il Counselor accoglie realmente quando riconosce e sta con le emozioni e i sentimenti che prova all’interno della relazione, anche quando questi non gli piacciono, lo infastidiscono; egli respira profondamente e non scaccia in automatico questa emozione o stato d’animo, poiché solo riconoscendola ed accettandola può stabilire con l’altro un contatto autentico.

Solo accogliendo in modo consapevole, possiamo raccogliere la varietà degli elementi presenti nella comunicazione e restituirla attraverso un uso consapevole e responsabile dei feedback.

Il lavoro sui feedback è stato ricco e coinvolgente, abbiamo nominato diverse emozioni poiché tutte hanno preso forma dall’incontro con noi stessi e con gli altri.

La scoperta centrale  è che ogni singola emozione ha una propria vita e tanto da insegnare. Essa  nasce, si manifesta e si esaurisce portando ad altro che è spesso un’intuizione su come migliorare la qualità della nostra esistenza.

Simona Gentile, Professional Counselor

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