REPORTAGE N.2, 26-27 gennaio 2018, Violenza sulle donne: l’utilizzo della favola nel Counseling.

REPORTAGE  N.2, 26-27 gennaio 2018, Violenza sulle donne: l’utilizzo della favola nel Counseling.

Per tutte le violenze consumate su di Lei,

per tutte le umiliazioni che ha subito,

per il suo corpo che avete sfruttato,

per la sua intelligenza che avete calpestato,

per l’ignoranza in cui l’avete lasciata,

per la libertà che le avete negato,

per la bocca che le avete tappato,

per le ali che le avete tagliato,

per tutto questo:

in piedi Signori, davanti a una Donna!

(William Shakespeare)

 Il weekend di formazione IN counseling che ha per tema la violenza sulle donne è condotto da una allieva tirocinante, Daniela Marelli, insieme ai suoi tutor, Edoardo Chianura e Simona Gentile.

Daniela, prossima a conseguire il diploma presso la nostra Scuola, ha maturato l’interesse su questo tema mossa da un’esigenza a “fare qualcosa”, visto il continuo intensificarsi di notizie drammatiche al riguardo.

L’obbiettivo non è quello di capire il “perché” alcuni uomini uccidono le donne, questo attiene alla sfera del loro vissuto personale e non è funzionale, per il nostro lavoro, compiere interpretazioni e generalizzazioni, soprattutto quando il singolo caso non è conosciuto.

Il lavoro inizia con la riflessione del gruppo circa alcuni dati emersi sul tema, numeri e percentuali sulle donne vittime di violenza da parte di uomini nel mondo e nell’Unione Europea, ma il grafico che più richiama l’attenzione è quello sulla violenza psicologica; una violenza subdola fatta di frasi e atteggiamenti maschili che sviliscono la donna, la sua autostima e affermazione.

Due donne presenti al laboratorio  riconoscono  nell’elenco situazioni di vita vissuta con il proprio partner, una di esse racconta la sua esperienza, il gruppo ascolta, partecipa emotivamente: è la storia di una donna che ora guarda a ciò che ha vissuto con l’occhio del passato, è una donna che ce l’ha fatta a dire basta.

C’è sollievo oltre la rabbia, c’è il senso del riscatto e della riacquisita libertà di essere se stessa, oltre al disprezzo per un uomo che si è servito di lei per nascondere debolezze e frustrazioni. Quante donne rimangono in questa condizione e quante soprattutto subiscono anche violenza fisica?

VIOLENZA PSICOLOGICA.  All’interno dell’Unione Europea, almeno il 43% delle donne hanno subito una qualche forma di violenza psicologica da parte del proprio compagno. Ecco quali sono le forme più comuni, con le rispettive percentuali:

La violenza psicologica sulle donne

Dati in percentuale, paesi UE

TIPI DI VIOLENZA PSICOLOGICA PARTNER ATTUALE PARTNER PRECEDENTE
Arrabbiarsi se parla con un’altra persona

9

27

Cercava di impedirle di vedere i suoi amici

6

23

Cercare di limitare i rapporti con i suoi familiari

4

15

Coltivare il sospetto che lei stia tradendo

7

27

Costringerla a vedere materiale pornografico contro la sua volontà

1

2

Fare cose che la spaventano o la intimidiscono di proposito

7

22

Fare del male ai figli

1

4

Impedirle di lavorare fuori casa

2

5

Impedirle di prendere decisioni economiche autonome

5

11

Minacciarla di fare del male a qualcuno a cui tiene

1

4

Minacciarla di farle del male fisicamente

4

18

Minacciarla di portarle via i figli

2

9

Proibirle di uscire di casa, portandole via le chiavi dell’automobile

1

7

Ricattarla dicendo di fare del male ai figli

2

9

Sminuirla o umiliarla di fronte ad altre persone

7

21

Sminuirla o umiliarla in privato

11

28

Voler sapere con insistenza dove va

8

29

 

Nel giro dei feedback  emergono due aspetti salienti: gli uomini del gruppo mostrano la loro indignazione e rabbia per gli uomini che agiscono violenza sulle donne, le donne del gruppo raccontano di conoscenti vittime, esprimono una volontà di condivisione del problema e una attenzione all’universo maschile, al come rieducare questi uomini adulti, a partire dalla loro alfabetizzazione emotiva.

Il pensiero comune va alle nuove generazioni, al nostro compito e alla nostra responsabilità di esercitare rispetto per l’altro in ogni relazione; “dare l’esempio” non accontentandoci di un’ora scolastica dedicata all’affettività, ma promuovendone l’esercizio costante.

Il mezzo utilizzato per fare esperienza sull’argomento è la fiaba.

Daniela spiega il perché del ricorso alla favola:l’utilizzo di una metodologia diversa da quelle usuali può diventare un più efficace richiamo d’attenzione sul problema della violenza sulle donne, soprattutto per soggetti poco “interessati” al tema. Ho pensato, che un tema così doloroso e pieno di emozioni difficili da gestire, sarebbe stato più facilmente affrontabile con un mezzo che ne smorzasse i toni. Si è scelta la favola “Barbablù”; perché in essa fantasia e realtà di violenza maschile sulle donne purtroppo si incontrano. In questa favola, emergono tante emozioni e stati d’animo: la violenza, la paura, la manipolazione, la “cecità” di non riconoscere una situazione pericolosa, la forza di reagire, lo spirito di sopravvivenza, l’illusione, la rabbia, l’astuzia e la libertà”

Si passa alla lettura individuale di “ Barbablù”: ognuno, stando in ascolto, sceglie un personaggio o un oggetto significativo del racconto da mettere in scena. Il gruppo organizza la rappresentazione “teatrale”, Daniela è la regista.

Nel mettere in scena la fiaba è possibile giocare l’inversione dei ruoli, ciò che il gruppo sperimenta è un  Barbablù donna ed una mamma di Giuditta uomo.

Uomini e donne esprimono le loro differenze e le possono raccontare nel feedback finale, ciò consente di ampliare la comprensione di questo fenomeno e la possibilità di attivarsi e sostenere processi che migliorano la relazione tra generi diversi.

Nel delineare la conclusione del laboratorio, Daniela evidenzia importanti feedback emozionali dati dalle considerazioni finali dei partecipanti, eccone alcuni:

  • La potenza della fiaba e la sua drammatizzazione hanno prodotto stimoli ed emozioni diverse, in particolare dopo che ognuno si è calato nella parte. Il mettere in scena i personaggi ed animarne le intenzioni ha amplificato i sentimenti e ha permesso di sostenere un cambiamento di emozioni (es. non più un “muro”, un rifiuto sul tema, ma un’apertura);
  • La fiaba ed in particolare la sua riproduzione ha rappresentato uno strumento efficace perché ci ha reso possibile l’attraversamento di tutte quelle emozioni, anche quelle più ostili, con uno stato d’animo più leggero;
  • Aver rappresentato questa favola ha permesso di vivere le emozioni di rifiuto in modo tale da mettere in campo la possibilità di starci, nonostante la pesantezza del tema e dei suoi correlati emotivi;
  • Consapevolezza che anche gli uomini vanno aiutati; lavorare su di loro e sulla loro rabbia facendogliela riconoscere come emozione;
  • Viviamo in una società che non tutela le donne maltrattate, non dimenticarsi mai che la donna è la vittima.

Ed infine il feedback della stessa Daniela: Il risultato di questo laboratorio ha confermato la mia intuizione sulla possibilità di utilizzare la favola, la sua lettura e la sua rappresentazione, per trattare temi pesanti, puntando sul fatto che tale metodo possa aiutare a far avvicinare le persone al tema ed a “starci”.

Parlare della violenza sulle donne utilizzando la favola, mi ha fatto nascere il desiderio di continuare in altri setting al fine di sviluppare l’interesse verso questa tematica”. 

Il Counseling  Gestaltico ha consentito , attraverso la sua possibilità di stare in declinazioni diverse, di far vivere ai partecipanti del laboratorio un’esperienza differente su un tema emotivamente pesante e drammatico.

L’utilizzo della favola ha alleggerito una questione impegnativa, ma ciò non ha affatto diminuito  l’importanza del tema, anzi ha permesso nuove visioni e possibilità nell’ affrontare una problematica  attuale,  sulla quale ognuno ha sviluppato una propria sensibilità.

Il presente reportage è stato curato da Simona Gentile.

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